Perché tradurre una applicazione mobile

Traduzione app mobile

Perché tradurre una applicazione mobile in italiano?

Da qualche anno a questa parte, le applicazioni mobili, e le relative traduzioni di applicazioni, sono entrate in punta di piedi in tutte le nostre vite.

Prima erano cosette da giovani, da adolescenti, che per ammazzare il tempo a ricreazione si facevano una partita a Snake sul loro 3310.

Adesso invece vengono usate praticamente per tutto.

Chattiamo con gli amici la sera sul divano.

Condividiamo storie per mostrare agli altri gli eventi più importanti della nostra giornata.

Compriamo un libro.

Una gonna.

Un computer.

Muovendo solo un unico dito.

Le usiamo per fare la spesa, per prendere appunti, per ritoccare foto.

Le utilizziamo praticamente per tutto.

Ma questi piccoli, preziosi compagni di vita, cosa sono realmente?

Che cos’è una app?

Una app, o applicazione, è un software progettato per eseguire un compito in particolare che, una volta aperto, rimane nel background del dispositivo elettronico fino a quando non viene chiuso.

Esistono applicazioni mobili o applicazioni desktop, in base al dispositivo in cui vengono installate.

Esistono applicazioni desktop che fungono da elaboratori di testi, come MS Word, ad esempio, app che ci permettono di navigare sul web o browser, come Chrome, quelle che ci fanno guardare film o sentire la musica, altre che ci permettono di ricevere messaggi di posta elettronica.

D’altro canto, esistono applicazioni mobili che ci permettono di ricevere messaggi istantanei, come WhatsApp, altre che ci fanno pubblicare storie, come Instagram, altre ancora con cui possiamo giocare mentre attendiamo il nostro turno dal dentista.

Ebbene, tutte queste applicazioni hanno bisogno di una localizzazione o di una traduzione nella lingua letta dal pubblico di destinazione per avere successo a livello globale.

Quante app in inglese si traducono in italiano?

Molte, anzi, moltissime app sono spesso create in lingua inglese, per questione di comodità, dato che è la lingua più parlata e capita al mondo.

Facebook è nato in inglese, così come Twitter, LinkedIn, Instagram, Pinterest.

Ma anche altre applicazioni famose, come Gmail, ad esempio; anche queste, inizialmente, erano state redatte in un’unica lingua.

Di applicazioni in inglese che sono state tradotte in italiano ce ne sono davvero moltissime, e tante di loro hanno avuto un inestimabile successo in Italia.

Basta a pensare a quelle che abbiamo sul nostro cellulare, e il gioco è fatto.

Ricordo ancora che agli esordi di Facebook, il team del colosso blu aveva reclutato orde di traduttori “volontari” per tradurre la sua applicazione (ancora non esistevano applicazioni, appunto, di traduzione automatica, e tutto si basava sulle capacità di traduzione e localizzazione umane).

Sì, proprio così: Facebook fu tradotto gratuitamente da moltissimi traduttori, probabilmente alle prime armi, che avevano la necessità di buttare qualcosa sul proprio curriculum.

Un aneddoto che fa riflettere molto, visto il gigante di big data che poi è diventato, ma questo è un altro discorso.

Il concetto chiave è che tutte le applicazioni esistenti sull’universo web vanno tradotte.

O sì, o sì.

Perché è utile avere una traduzione della propria app?

Chiedere a un professionista di tradurre la propria app è fondamentale per cercare di avere un po’ di successo nell’infinita giungla di applicazioni mobili e per desktop.

Pensa a un’idea geniale.

Una app rivoluzionaria che ti aiuta, che so, a memorizzare in pochi minuti 50 parole inglesi.

Una vera trasformazione nel mondo dell’e-learning, e che chiunque ci butterà l’occhio sopra non potrà fare a meno di scaricarla.

Ma c’è un unico problema… La tua meravigliosa app è in un’unica lingua, l’italiano.

L’italiano è parlato da circa 60 milioni di persone, neonato più, neonato meno, ma al mondo, quanti possibili utenti potrebbero esserci interessati a scaricarla?

Miliardi.

Ed ecco che tradurre la propria applicazione potrebbe essere la mossa vincente.

Una traduzione molto carina di una app per ordinare e stampare foto online è quella di Lalalab, che ho trovato una sera per caso, appunto, mentre guardavo un film sul divano.

Ero lì, tra l’annoiato e l’addormentato, e mi vedo questo logo tutto rosa che spicca tra gli altri.

Ma non fu solo l’azzeccata scelta di colori ad attirare la mia attenzione. Quella app francese era stata tradotta in italiano, e per di più da persone vere.

Parole vicine all’utente, frasi simpatiche, senza errori, redatte in sintassi corrette e scorrevoli.

Quella lì era sicuramente una app tradotta da professionisti madrelingua italiani.

Ma perché i fondatori di Lalalab avevano riposto così tanto impegno nella traduzione della loro applicazione?

La traduzione della app, per essere più vicini all’utente

Tornando all’esempio fantastico di Lalalab, possiamo affermare che tradurre una app ci avvicina ai nostri utenti.

E non c’è niente di meglio, per un utente, di sentirsi coccolato dalla piattaforma che sta consultando.

Immaginiamo di entrare in un negozio bello, con dei colori appariscenti, vistosi, che attirano la vista e ci portano a varcare la soglia.

Dentro, tutto è perfetto: bei manichini, vestiti eleganti, tappeti colorati.

Poi però ci accorgiamo che i testi scritti sono in una lingua diversa dalla nostra.

In quel momento, il sogno svanisce. La percezione è sicuramente di lontananza, freddezza, di mancanza di affetto e di cura da parte di chi ci vuole vendere il suo prodotto.

Se invece ci fosse un bel cartello, scritto bene, carino, gentile, redatto nella nostra lingua madre, l’effetto su di noi sarebbe certamente diverso.

Lo stesso vale per le app.

Scaricare e collegarci a una app che parla la stessa lingua dell’utente avrà tutto un altro effetto sulla audience di destinazione, non c’è alcun dubbio.

La traduzione delle app come dimostrazione di interesse verso l’utente

Cercare la vicinanza con la traduzione delle app è strettamente collegato alla dimostrazione di un profondo interesse verso chi scaricherà e utilizzerà l’applicazione.

Secondo alcuni sondaggi realizzati su un pubblico statunitense, la mancata traduzione o addirittura la traduzione automatica di siti Internet e app trasmette un senso di totale disinteresse dell’autore del software verso i suoi utenti.

Come nel caso del bel negozio abbellito da tappeti colorati, ma privo di traduzioni dei testi informativi, anche quando mancano traduzioni fatte bene in una applicazione, l’utente può percepire un mancato interesse verso la sua figura.

L’interesse è tutto nel marketing, e così anche nel caso delle applicazioni desktop o per dispositivi mobili.

Insieme alle immagini, i testi devono essere accattivanti, vicini all’utente e gradevoli da leggere.

Solo così verrà voglia di continuare a girare per la app e, chissà, anche di comprare qualche prodotto offerto tra le sue pagine.

La traduzione della app, perché è la propria vetrina sul mondo

Alla luce di quanto detto sopra, la nostra vetrina sul mondo deve essere vicina e in grado di trasmettere interesse verso l’utente.

Per questo può essere molto utile tradurre la nostra app in inglese, ad esempio, o nella lingua del mercato in cui vogliamo entrare.

Parlare nello stesso modo in cui parlano clienti, prospect o utenti di applicazioni può diventare la chiave del successo per fare esplodere la nostra creazione.

Traduzione e app: la tecnologia incontra le lingue straniere

Oltre al lato linguistico, la traduzione delle applicazioni è una specializzazione affascinante e complessa allo stesso tempo, proprio perché sono necessarie conoscenze tecnologiche per raggiungere il risultato atteso.

Si parla di software dopo tutto, quindi di etichette, o tag, restrizioni di caratteri, piattaforme particolari su cui lavorare, fogli di calcolo.

Ed ecco che una materia così letteraria come può essere la traduzione si incontra con l’ingegneria informatica più sfrenata, per offrire al pubblico globale strumenti di lavoro, giochi con cui intrattenersi o programmi social che ci avvicinano ancora di più gli uni gli altri.

Ovviamente, se parlano con l’utente nella sua lingua, altrimenti, chi se li fila più?

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